Tre poesie da Affreschi strappati di Giuseppe Settanni

la ragnatela appesa al ramo del castagno

e i capelli genuflessi

   

il passaggio è aperto ma

sembra un’arpa in decomposizione

ammutolita dal troppo rumore

   

la bocca si è sciolta tempo fa

nei vigneti di mio nonno

bruciati dalla fatica

   

un invito

a cui ora non so più rispondere

* * *

dovevi soffocarla nel sogno

la tua metà imprecisa

   

evitare il contagio

ti sembra poco?

   

il platano davanti a te

ha una cavità:

potresti nasconderti

in quello spazio umido

* * *

più di quanto io riesca

a deglutire

con i denti insanguinati

   

il corridoio, una scia che va

e viene

tra odori fecali e scissioni

   

a una cicatrice di distanza

dall’ultima salvezza

   

il cloroformio affama, afferra

con artigli da simulatore

   

limitare i danni

   

appassirsi

* * *

Nella poesia di Giuseppe Settanni – con suoi i versi tratti dalla raccolta Affreschi strappati (Edizioni Ensemble, 2022) – emerge chiaramente, tanto sul piano sintattico quanto su quello estetico, una tensione alla disgregazione formale e lessicale, al disperdersi nello spazio bianco del racconto poetico che mima così la dispersione interna dell’io il quale, inevitabilmente, si ritrova ad usare parole che fanno da eco a questa realtà interiore frammentata. In maniera interessante, ogni “frammento” da cui il singolo testo è composto evoca, attraverso l’uso di parole concrete tra aggettivazioni forti e termini specifici, immagini ruvide e tuttavia fortemente evocative: una sorta di isole di eventi a sé stanti che la parola poetica raggiunge saltando da una riva all’altra, da una strofa a quella seguente per annotarne, tuttavia, il loro rimanere all’interno di un medesimo arcipelago narrativo che allude ad una sua voce e continuità propria.

Sfruttando la brevità dei versi, il ritmo che ne consegue risulta conciso e scandito con forza da ogni interruzione narrativa: il risultato è una serie di sentenze poetiche narranti che, seppur nella loro concisione, riescono a rimandare il lettore a spazi di senso ulteriori da approfondire. In questi paesaggi di parole disperse sembra, nonostante tutto, rimanere aperto un passaggio per una ricomposizione che, però, è ancora di là da venire: la voce e gli strumenti del canto sono, appunto, disgregati e non possono accoglierne l’invito a proseguire. Forse la durata riposa nel ritmo che ancora, lievemente, lega tra di loro le parole dell’io.

  • Paolo Andrea Pasquetti, 9 Novembre 2022

2 pensieri riguardo “Tre poesie da Affreschi strappati di Giuseppe Settanni

  1. “Il ritmo che ne consegue risulta conciso e scandito con forza da ogni interruzione narrativa”: davvero una recensione interessante!

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