Fidarsi della luce che ritorna
Fidarsi della luce che ritorna
nello stesso tratto di cielo
darsi appuntamento tra le curve della luna
i sogni nel mezzo l’alba con la voce di un’attesa
trovarsi a rovistare silenzi tra residui di stelle appena la
notte si congeda
poi schiarire memorie e puntare il cuore dritto al sole
come se fosse la rotta di una meta sicura
chissà se l’amore percorre lo stesso sentiero di giorno
e ogni gesto è la copia fedele di ciò che pulsa al buio
sopra le nuvole
magari il posto dei nostri abbracci non cambia.
* * *
Gli echi della vita già stata
Arrivano a raffica sparsi
gli echi della vita già stata
stanno sotto protezione degli astri
le volte che ci siamo amati
con tutta la volontà delle ossa.
Mi fanno visita scalzi i ricordi
dall’alto di un silenzio che conosce il resto
di una notte tanto vicina quanto lontana.
Si è decisa a ritornare la stessa luna
che ci aveva abbagliato gli occhi
è venuta a dirci che per luglio
dovremo stare in ascolto della ginestra
dovremo riabituare il corpo
ad uscire dal tempo
l’estate è sulla punta della memoria
non si scosta dalle eternità pronunciate.
* * *
In qualche mondo
In qualche mondo
la distanza di terra, aria, pensiero
diverrà neve calpestata, luce respirata dallo stesso lato
alba che sa guarire le sbarre di un confine.
Avranno dimore così vicine le nostre esistenze
che sarà sufficiente tenere l’andatura del sole
tra le piante di tè.
Potrebbe accadere che l’orizzonte chieda
di avvicinare più germogli alla luna e che una notte remota
acconsenta.
La vicinanza è un’alba annunciata sopra un corpo di stelle
che sfocia tra rami d’argento.
* * *
Nelle sue poesie, tratte dalla raccolta Recupero dell’essenziale (Interno Libri Edizioni, 2022), Michela Zanarella fa uso di una rarefazione della punteggiatura portata, a volte, quasi allo stremo dove però il ritmo, l’andamento sintattico di un verso dopo l’altro sono dati dalle numerose assonanze poste alla fine dei versi stessi. C’è, dunque, un fluire riconoscibile dato dai suoni delle parole che si legano le une alle altre formando, di conseguenza, un sentiero attraverso il quale il racconto poetico può distendersi.
È nella narrazione che, infatti, emerge con chiarezza il tema della memoria di sé e degli altri che ruotano attorno ad esso e, accanto (o meglio, sopra) a questo, l’elemento celeste tra le sue varie forme (dal vento alla neve), i suoi momenti (dall’alba alla notte) e i suoi attori principali (il sole, la luna, le stelle). Così, ogni ricordo dal quale scaturiscono immagini narrate si lega metaforicamente – ancor prima che visivamente – al cielo e, soprattutto, alla sua luce che sembra allungarsi e toccare i ricordi terrestri. Non importa se questa luce sia notturna o diurna, quanto piuttosto come la sua tangibile presenza ribadisca una sorta di continuità con degli spazi superiori percepiti come eterni e ad i quali ispirarsi, per i quali nutrire una ricongiunzione che nel qui-e-ora dell’io poetico è annunciata ed allusa, nel frattempo, dalla parola. In questo senso, allora, il sentiero terrestre narrato dalla pagina alza costantemente lo sguardo sopra di sé, nell’attesa di un parallelismo che si risolvi in una fusione.
- Paolo Andrea Pasquetti, 22 Novembre 2022