Esodo
È storia ora di vocine,
di piccoli alberi abbattuti dai nidi,
di sottocolpi scanditi tra fratelli.
Avevamo dimenticato il fiume,
pensavamo fosse salda la barca
nascosta nella pelle ogni distanza.
Ma di questo si nutre la plancia
nella scorta delle offese residue.
Chi cerca il timone vede la costa,
non sente i colpi che dietro
si affollano dai pesci.
* * *
Il mio sacerdote
Esce tra i banchi cercando qualcuno.
Ha sentore di pietra composta nel legno.
Dove è buio è solo l’uomo,
teme d’esser venduto; ha davanti
una domanda di pane, una città che muta
entro una strana apostasia di pensieri.
Qui resta il mio sacerdote-
e ricomincia- al collasso della parola.
Perché ogni mano è stata sulla croce
nella divina follia del creato.
* * *
La terra
La terra è questa e non muta
e povertà nega l’amore
ma Cristo crede e resta nella carne,
Cristo crede ed eccede; spezza
di nuovo il pane, versa ancora da bere.
Ha desiderio di noi- e fede-
la contrazione che presiede al travaglio,
l’atto che nasce da quel volto.
Non rompe né spiega la fedeltà
l’ordire sulla soglia, la leva
senza nome della morte.
* * *
Nei versi di Gian Piero Stefanoni, tratti dalla raccolta Il tuo sacerdote (2022, dal blog La poesia e lo spirito), il ritmo si contrae in gruppi ristretti di versi, di strofa in strofa, quasi a singhiozzo. In tal senso, la particolare scansione musicale del verso sembra mimare quel collasso della parola che l’io canta nel suo racconto poetico dove, sotterraneamente, voci minute narrano la storia che nel frattempo accade legando strofe e versi dall’uso ripetuto e cesellato di assonanze.
È un mondo, una terra, quella descritta immutabile e caotica all’interno della quale l’io-Everyman si muove al buio tra pietre e legni duri e freddi che rimandano ai colpi subiti sul sentiero multiforme intrapreso: dentro di esso l’uomo porta con sé una domanda inesaudita e dimenticata mentre naviga a vista sulle maree terrestri. Tuttavia, è qui che si innesta una fede all’interno della quale riposa un riscatto, una risposta che eccede sempre la richiesta e la domanda stessa dell’uomo in un conforto: essa non spiega le sue ragioni ma ristora, riaccendendo all’interno di sé un mutamento che gridi alla storia.
- Paolo Andrea Pasquetti, 6 Dicembre 2022
Ringrazio di cuore la redazione tutta per l’attenzione e il tempo dedicato alla mia scrittura. E il caro Paolo Andrea per l’incisività della nota critica. Mi è prossima. Grazie
Grazie ancora a te per aver voluto condividere i tuoi testi con la Radura 🌱