L’alter
Ti lascio i miei volti
rubati in stazione
Tutto l’umano che conosco
e possiedo
sta lì
Se impari ad amarmi
è perché ami loro
Se imparo ad amarti
è perché ho amato in loro
la trascuratezza
che il mondo riserva
nel rincorrere
i treni
in quelle mattine
uguali alle sere
[buie e fiacche
Hai mai visto qualcuno dormire
su un treno? – Sì che l’hai visto –
Ma il chiacchiericcio dei suoi pensieri,
il peso dei sogni interrotti
(dalle sveglie, nelle fermate…)?
Questo ho scoperto nei volti
dispersi e ammassati
tra le banchine e i sottopassi
in cui usuro le cicche
E questo ti lascio
mentre ti stringo
se ti sento annegare
mentre mi stringi
e mi scopri sfiorire
nella corsa dei giorni
* * *
La misura delle cose
La storia si conta per secoli
La vita per decenni
E i giorni per cose fatte o da fare
E le notti per occasioni consumate
o perdute
Le poesie si contano per fogli sparsi
come le case per finestre accese
in attesa di un ritorno
o intimando un addio.
* * *
Constatazioni
Potrei cantare le visioni dei vivi
i presagi che i morti sussurrano loro
aprendogli il varco dall’altra parte
Ma la mia mano è ferma
e il mio sguardo veglia sulle cose
che tocco e respiro
I morti mi vivono dentro e mai accanto:
viviamo qui insieme
[nessuno muore ancora
Là fuori c’è solo la vita
* * *
Le poesie di Mariapia Crisafulli, tratte dalla sua raccolta La vita là fuori (Macabor, 2021), si palesano attraverso versi spesso irregolari che mimano un andamento alterno e avvolgente mentre l’io, da dietro le parole, distende il suo canto man mano. In questo percorso metrico, tra una strofa e l’altra, molta attenzione è riservata in maniera chiara e precisa alla musicalità che scorre nei componimenti stessi: in particolare l’uso di anafore e altre ripetizioni dà luogo a un ritmo cadenzato, a volte quasi rituale mentre si aprono davanti agli occhi del lettore le immagini evocate dalle parole. A completare il canto, le varie rime e assonanze inserite spesso negli spazi tra i versi dove si muovono i punti significativi della narrazione poetica, aumentandone così il climax ed esaltandone il senso.
All’interno di questo racconto emerge con forza e delicatezza al tempo stesso la ricerca di una presenza amata attinta tuttavia a partire dalla sua assenza: essa non sembra coincidere con un solo punto focale della vita, con una sua singola entità, ma con la vita stessa mostrandosi come ostinata resistenza a uno scorrere del tempo, dei giorni, avvertito con ansia attraverso immagini sia quotidiane sia di una storia più generale e umana. Così, anche la morte che emerge da tempo rimane all’interno e non accanto mentre l’io aderisce ancora alla vita toccandone le cose: c’è ancora un sentiero da seguire, mediato dalla poesia, dove trovare un ritorno.
- Paolo Andrea Pasquetti, 29 Settembre 2022