Tre poesie da La vita là fuori di Mariapia Crisafulli

L’alter

Ti lascio i miei volti

rubati in stazione

Tutto l’umano che conosco

e possiedo

sta lì

   

Se impari ad amarmi

è perché ami loro

Se imparo ad amarti

è perché ho amato in loro

la trascuratezza

che il mondo riserva

nel rincorrere

i treni

in quelle mattine

uguali alle sere

[buie e fiacche

   

Hai mai visto qualcuno dormire

su un treno? – Sì che l’hai visto –

Ma il chiacchiericcio dei suoi pensieri,

il peso dei sogni interrotti

(dalle sveglie, nelle fermate…)?

   

Questo ho scoperto nei volti

dispersi e ammassati

tra le banchine e i sottopassi

in cui usuro le cicche

   

E questo ti lascio

mentre ti stringo

se ti sento annegare

mentre mi stringi

e mi scopri sfiorire

nella corsa dei giorni

* * *

La misura delle cose

La storia si conta per secoli

La vita per decenni

   

E i giorni per cose fatte o da fare

E le notti per occasioni consumate

o perdute

   

Le poesie si contano per fogli sparsi

come le case per finestre accese

in attesa di un ritorno

o intimando un addio.

* * *

Constatazioni

Potrei cantare le visioni dei vivi

i presagi che i morti sussurrano loro

aprendogli il varco dall’altra parte

   

Ma la mia mano è ferma

e il mio sguardo veglia sulle cose

che tocco e respiro

   

I morti mi vivono dentro e mai accanto:

viviamo qui insieme

[nessuno muore ancora

   

Là fuori c’è solo la vita

* * *

Le poesie di Mariapia Crisafulli, tratte dalla sua raccolta La vita là fuori (Macabor, 2021), si palesano attraverso versi spesso irregolari che mimano un andamento alterno e avvolgente mentre l’io, da dietro le parole, distende il suo canto man mano. In questo percorso metrico, tra una strofa e l’altra, molta attenzione è riservata in maniera chiara e precisa alla musicalità che scorre nei componimenti stessi: in particolare l’uso di anafore e altre ripetizioni dà luogo a un ritmo cadenzato, a volte quasi rituale mentre si aprono davanti agli occhi del lettore le immagini evocate dalle parole. A completare il canto, le varie rime e assonanze inserite spesso negli spazi tra i versi dove si muovono i punti significativi della narrazione poetica, aumentandone così il climax ed esaltandone il senso.

All’interno di questo racconto emerge con forza e delicatezza al tempo stesso la ricerca di una presenza amata attinta tuttavia a partire dalla sua assenza: essa non sembra coincidere con un solo punto focale della vita, con una sua singola entità, ma con la vita stessa mostrandosi come ostinata resistenza a uno scorrere del tempo, dei giorni, avvertito con ansia attraverso immagini sia quotidiane sia di una storia più generale e umana. Così, anche la morte che emerge da tempo rimane all’interno e non accanto mentre l’io aderisce ancora alla vita toccandone le cose: c’è ancora un sentiero da seguire, mediato dalla poesia, dove trovare un ritorno.

  • Paolo Andrea Pasquetti, 29 Settembre 2022

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