Tre poesie da Città fantasma di Flavia Cidonio

Il giorno

Un solo punto di ombra e pensiero in cui fare ritorno:

l’ultima corsa notturna, con gli occhi vuoti

dove ogni destino è pari al peso di radice immemore

e un presente già morto non sa intuire promessa,

la segue come una bestia di ritorno alla tana

dove alcuni sostengono che i raggi principiano

all’alba nuova e già stantia

le anime prossime all’uscita

barattano il peso della loro stanchezza

per un movimento nuovo, immobile

privo di conti in sospeso.

* * *

Primo giro

Nomina i venti che ci separano,

i giorni percorsi a passi indietro,

tutti gli addii mai ribaditi

le tracce delle tue mani nelle mie tasche

quando cammino in avanti

e la sagoma di un cappello mai ritrovato

che ora è utile alla mia memoria di tormalina

quando non riesco a dar forma a un pensiero

che mi somigli.

Io proseguo, priva di nome

attendo che chiami l’ora del nostro battesimo,

la sola deputata all’inesistente

che pure impone la prima eco.

* * *

Domarsi

Mi è cara l’inesattezza

che consente l’estensione del margine,

mai del tutto presente dove termina il sole.

Cancello dal mio capo il suo tratto ogni sera

e sciolgo i capelli

lungo le spalle e il volto

perché coprano gli occhi,

– che non entri luce se non può essere accolta -.

Dimentico i nomi e tutti i proverbi dunque,

per trovarli nuovamente incisi

sulla fronte il mattino seguente,

come marchio di tacito rimprovero

che impone il suo tocco di giada

ma è sufficiente che io taccia,

senza mescolare volti e risa

che non mi appartengono

è sufficiente mentirsi

verità nascoste, rifiutarsi di dire altro

e sostenere lo sguardo del nulla,

col mento che svetta e gli occhi ben desti

per dire niente, per occupare spazi incolumi.

   

L’eterna stupidità, la sacra assenza

non è che sogno simultaneo.

* * *

Nelle poesie di Flavia Cidonio, tratte dalla raccolta Città fantasma (Edizioni La Gru, 2022), la narrazione poetica sembra emergere all’interno dei versi con delicata prepotenza del tema della memoria, del ricordo cui ora fare ritorno ora invece lasciarsi alle spalle; tra momenti rappresi nel tempo in cui un raggio di luce può entrare, svelando all’io le sue verità e ricordi volutamente obliati e sfocati, salvo poi notarne il ritorno costante e rinchiudersi a forza in un’indifferenza opaca e, soprattutto, afona.

In questo spazio si nota sin da subito un ritmo marcato, a partire dall’incipit tagliente e ben definito di ogni componimento che detta poi ai versi successivi la loro stessa cadenza da seguire, evolvendosi al loro interno attraverso pause scandite con efficacia. Così, in questo sentiero attraverso il quale l’io decide di proseguire e fatto di inesattezze, sfocature e anonimati comunque sembra risuonare, forse, un’eco: la parola che nomina le cose, che mostra tramite metafore e similitudini immagini forti e dense, esatte e ben definite. È in queste parole che sembra si apra un’attesa per un’ora nuova, nella quale recuperare e recuperarsi da un’assenza che, nonostante voglia essere taciuta, viene cantata.

  • Paolo Andrea Pasquetti, 18 Luglio 2022

Un pensiero riguardo “Tre poesie da Città fantasma di Flavia Cidonio

  1. Io proseguo, priva di nome

    attendo che chiami l’ora del nostro battesimo,

    la sola deputata all’inesistente

    che pure impone la prima eco.

    Una delle mie parti preferite; i tuoi versi mi hanno destabilizzato, destabilizzato l’animo – cosa non da poco.
    Ti ringrazio Flavia, e sempre un onore e gratifica leggere versi di simile bellezza, anche se l’argomento paradossalmente non è un qualcosa di bello, è la tua esposizione – è la poesia a rendere il cruccio umano – il nostro sentimento del tempo, qualcosa di bello e udibile. Rifiutiamo l’ignavia e affrontiamo i nostri zeitgeist.

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