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Tre poesie da L’uso delle parole e delle nuvole di Irene Marchi

Fatti nuvola

Il tempo t’insegnerà

a essere nuvola:

cambierai forma nel vento

senza aspettare

il tramonto

per sentirti colore.

   

Fatti nuvola

per sfiorare gli alberi

per vedere meglio ogni cosa

per sorridere nel buio

   

e fatti nuvola – se vuoi –

anche per piangere.

* * *

Lezioni di punteggiatura – I

Mi chiedi come farti capire, tu,

impacciato e acerbo di scrittura

– tu che l’ami e glielo vuoi scrivere –

quali parole? quali pause?

   

Posso dirti poco,

temo che l’amore

non conosca la punteggiatura

– e neppure l’educazione –

   

ma ho sentito dire che una virgola

a volte è un punto fisso

reso incerto da una lacrima.

I due punti invece non hanno dubbi:

   

due punti

e tutto diventa chiarissimo

come un bacio improvviso

appoggiàti a un muro.

   

Perciò, se sei sicuro, prova con

Volevo dirti questo: ti amo

– e lascia perdere gli esclamativi.

Ne riparliamo alla prossima lezione.

* * *

Nudi

A terra gli abiti

e tutte le definizioni

– salirà il vento che strappa la paura –

balleremo sopra le distanze

rideremo dentro agli occhi:

solo nude

le anime si possono parlare.

* * *

Irene Marchi  attraverso i suoi componimenti sembra dar forma ad una poesia in qualche modo dialogica. Nelle poesie tratte dalla raccolta L’uso delle parole e delle nuvole (Cicorivolta Edizioni, 2020) infatti si intravede un dialogo interiore con un tu tra sentenze, domande e risposte puntuali, costruendo un gioco di scambi dialettici da un verso all’altro e utilizzando in maniera efficace spazi di sospensione del discorso che si incastonano tra i versi in successione tra di loro, come a ribadire il proprio dialogo con se stessi o l’altro a cui si tende.

Tra l’utilizzo ora di assonanze ora di anafore, spicca la tensione a costruire strofe dai tempi e dagli spazi contratti, quasi ad alludere a qualcosa lasciato in sospeso e ancora da trovare dietro di sé. C’è così la ricerca di comprendere l’amore di un noi alla fine, la sofferenza quotidiana che a volte sembra accompagnarlo, attraverso forme e parole diverse da sperimentare ogni volta per scoprire poi come dietro il ricongiungimento agognato si nasconda la più nuda semplicità: in essa non servono troppe parole e si può lasciar alludere alle cose senza più provarne la mancanza.

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