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Tre inediti di Clara Danubio

Oltre

È sempre più intrinseca la ricerca

di uno spazio altro,

un sopralluogo in tempi immemori, oltre

il confine della gola, la ricerca di una voce

una parola nuova, che riverberi

il silenzio, le lenzuola.

   

Mi sbiadisce le vertebre

il filo d’oro che s’incurva sulla soglia

di un bacio, mi rinnova il respiro

la successione esatta delle pause tra le tue labbra

e le mie.

   

Mentre un ghiro dorme ignaro il suo inverno

si consuma la mia carne lattescente

sulle colline d’oltre, del nulla, di là:

dove risiede il tuo innocente addio

è la resurrezione della voce.

* * *

Non avere fretta

Non avere fretta. Non dubitare.

Le briciole di pane giacciono ancora sul piatto,

da dividere tra bocche e becchi.

   

Fuori, foglie brune ocra e vermiglio

assopite sotto la coltre di neve, perpetuano

la tensione dei rami a una primavera onnipresente.

   

La bussola si ostina a indicare il nord

nella tua corsa interminabile vegliata dalle stelle.

I bottoni saldi sono la spina dorsale della tua camicia

che ha attraversato tante storie e persevera nello scriverne.

   

Intanto, le nuvole seguitano il loro viaggio a vapore

oltre il limite dei tuoi occhi increduli

che continuano a interrogarsi sul da farsi:

come, dove, quando.

* * *

Orologi frantumati

Camminavamo affranti

sugli specchi di orologi frantumati,

un’invasione di locuste che sbranava il cielo

indaco, di cartapesta

e rottami di una primavera crespa,

increspata come i tuoi capelli –

un’onda anomala sulla mia testa.

   

Nel tuo cuore un uragano, sabbie mobili,

una clessidra che non vuole cedere

alla sublimazione di ogni minimo granello,

di ogni istante della polvere che siamo.

   

Si riversa su di noi, affaccendati a convertire

sogni, stanze e campi in origami,

bonsai nei tempi morti:

mani malferme che proclamano

riformazione futura di costellazioni ignare

dai balconi inabitati della nostra memoria.

* * *

Clara Danubio da forma a una poesia descrittiva che si articola tra le immagini di una narrazione continua, finendo per trovare in se stessa la sua forza espressiva. In questo spazio poetico sembra assumere il ruolo di linea guida il dialogo e la storia tra un tu ed un io che rimbalza da un verso all’altro, da un’immagine paesaggistica vivida a metafore interiori che si legano tra di loro: il rimando al mondo esterno è reso con efficacia dall’uso di parole del lessico quotidiano, quasi a controbilanciare una spinta interiore che anela invece a forme più diluite e indistinte.

All’interno di questo racconto, tra i vari componimenti, prende forma la ricerca di un tempo altro che finisce per annidarsi nel ricordo, dove il tu e l’io della narrazione sembrano potersi unire in un noi che sempre rimane tra le ombre lasciate dalle parole: la tensione a recuperare ciò che sembra perduto, nello spazio temporale della memoria contrapposto ad un qui ed ora sbiadito dalla separazione. Così l’inseguimento continuo è reso dal gioco di allitterazioni tra i versi, dando ritmo al sentiero percorso volta dopo volta delle immagini che si susseguono. Trovare dunque una durata come fuori nel mondo naturale, mantenendo una primavera che sembra essere “ferita” nelle parole che la raccontano, dando così spazio alla poesia per recuperare quel tempo.

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